ATTIVITÀ
Percorsi che la nostra Fattoria Didattica propone
di far conoscere ai visitatori:
>> i prodotti tipici del nostro territorio,
>> l’indispensabile opera di recupero delle varietà autoctone antiche
delle piante da frutta e degli animali in
pericolo di estinzione,
>> la necessità della salvaguardia delle biodiversità
in contrasto con il costante aumento dell’uso degli
OGM
>> i metodi per il recupero degli uccelli e degli insetti
perduti, la costruzione dei loro nidi e ricoveri,
>> il mondo delle erbe selvatiche ed il loro utilizzo
in cucina,
>> la riscoperta del farro, l’antico frumento
dei nostri avi, e preparare la pasta con la vecchia macchina
di “Nonna Papera”,
>> la storia millenaria della estrazione del sale a
Salsomaggiore.
PERCORSI PROPOSTI
Diamo casa ai nostri amici alati.
Tante specie di uccelli non vivono più tra di noi perché
non trovano un luogo adatto in cui costruire il nido, in quanto
hanno bisogno di un foro in un albero o di una crepa in un
muro, per poterlo costruire.
Scopriamo quanto sono utili nella
lotta agli insetti nocivi, parassiti di frutta e verdura.
Nei vigneti e nei frutteti potremmo vedere le cassette nido
e gli uccellini all’opera nel preparare la loro “casa”
o nella cura dei pulcini, oppure intenti a rincorrersi fra
i rami degli alberi alla ricerca degli insetti di cui si nutrono.
Costruire una casetta nido per cince, rampichini o upupe è
facile e divertente. Ci proveremo utilizzando il cartone per
poi farle in legno a casa o a scuola. Possiamo costruire
nidi per pipistrelli, civette, rondini e rondoni o mangiatoie
da apporre nel giardino in inverno per poi osservare gli uccellini
mentre si cibano.
Andiamo quindi a conoscere, scegliere e
disporre i cibi che servono in inverno per aiutare le diverse
varietà di amici alati a superare i rigori del freddo.
Molto importante è anche la salvaguardia dei pipistrelli:
un pipistrello, in una notte, cattura oltre 1000 zanzare. Anche loro hanno
bisogno di un rifugio e noi glielo possiamo
dare.
Alla scoperta degli insetti perduti.
Trattamenti insetticidi inutili e dannosi e l’inquinamento
hanno portato alla scomparsa di coccinelle, forbicine, bombi,
osmie ed altri insetti utili. Impariamo a conoscerli per scoprire
come aiutarli: coccinelle e forbicine sono “leoni”
in miniatura che ci aiutano predando afidi, cocciniglie e
larve di insetti dannosi. Se non abbiamo le api, che possiamo
vedere in azienda, utilizziamo le osmie (insetti pronubi dette
anche api solitarie) per impollinare i fori di alberi da frutto,
olivi e verdure.
Paolo insegnerà come realizzare i
loro ricoveri e nidi, come utilizzarli poi nell’orto,
nel giardino o nel frutteto e di cosa hanno invece bisogno
in inverno per ritornare l’anno dopo.
Costruiamo con
le canne di bambù i nidi per coccinelle, osmie e forbicine
ed andiamo alla scoperta di quanto siano utili questi insetti
nella lotta a afidi, cocciniglie, larve ed altri dannosi nemici
di frutta e verdura.
Andiamo in questo modo a utilizzare le difese che la natura
ci mette a disposizione per non creare danni irreparabili
utilizzando antiparassitari chimici.
La frutta dei nostri bisnonni, gli ulivi antichi
Il recupero delle varietà di frutta antica è
importante per mantenere la memoria del nostro passato e le
biodiversità in agricoltura. In azienda sono state
riprodotte e poste in coltivazione oltre 90 varietà
diverse di frutta autoctona antica: peri, meli, ciliegi, susini,
fichi, giuggioli, cornioli e viti. Andiamo alla scoperta degli
ulivi autoctoni recuperati sulle nostre colline dove erano
coltivati dal 1200 e sono oramai rimasti in pochissimi e vecchi
esemplari. Dopo la visita al frutteto, uliveto e vigneto possiamo,
in azienda con Enrico, imparare ad effettuare innesti, margotte
o talee, per riuscire poi a casa a propagare le nostre piante:
salvia, lavanda, rosmarino o frutta. Perché in azienda
si lavora per la salvaguardia di varietà di verdure,
frutta ed ulivi autoctoni antichi oramai in via di estinzione?? Riflettiamo sull'importanza
di questo lavoro di
recupero delle biodiversità per mantenere la nostra
memoria storica e non perdere un patrimonio inestimabile in
pericolo di estinzione.
Il vigneto e il frutteto:
le piante e le erbe selvatiche.
Andiamo nel vigneto e nel frutteto a scoprire i nidi da noi
costruiti per cinciallegre, cinciarelle, rampichini, coccinelle
e forbicine, che ci danno un grosso aiuto contro gli insetti
dannosi. Nel vigneto osserviamo le diverse fasi di crescita
dell’uva: dalla fioritura, alla allegazione ed alla
maturazione. Quando l’uva è matura possiamo anche
raccoglierla e dopo in azienda fare “il sugo”.
In cantina conosciamo le diverse fasi di lavoro che portano
i golosi acini di uva a trasformarsi in fragrante vino. I
vigneti e il frutteto, essendo sempre inerbiti, consentono
di trovare tante varietà di fiori e piante erbacee,
anche le siepi e i boschi confinanti ci permettono di raccogliere
foglie, fiori e frutti per realizzare un piccolo erbario.
Perché non pensare anche ad un erbario fotografico,
in azienda sono disponibili molte foto digitali di piante
e fiori rari.
Anna Maria vi insegnerà a riconoscere le erbe selvatiche,
tanto utili alla nostra salute: dal latusen o grespino alle
asprelle, dal cunfalon ai vartiss, ed a come utilizzarle al
meglio in cucina per preparare ottimi piatti.
Le nostre terre e la storia …. del sale e del bosco
….
Ed ora un poco di storia del nostro territorio.
Facciamo una passeggiata fra i sentieri del bosco alla scoperta
delle piante, dei fiori e di antiche storie di sale, briganti,
fattucchiere e streghe. Nelle nostre vallate per millenni
si è “coltivato” il sale utilizzando la
legna dei boschi per bollire l’acqua. Prima le popolazioni
Liguri ed Etrusche, poi i Galli Boi, i Romani ed infine i
feudatari hanno per centinaia di anni prodotto sale con l’acqua
che sgorgava in superficie spontaneamente sulle nostre terre.
Poi vennero scavati i pozzi: tremendo era il pozzo della ruota,
con i galeotti usati come schiavi, legati con catene al collo
ed ai piedi, erano obbligati a far girare una grossa ruota
per sollevare i secchi di acqua salsa dal pozzo sottostante.
Chi riusciva a scappare dalle galere diventava “bandito” ed andava a rifugiarsi
nei boschi sulle colline a vivere da
ladrone a spese anche dei ricchi convogli dei proprietari
dei pozzi del sale che andavano a derubare durante i viaggi
di trasporto...
Chissà quanti salsesi sono pronipoti di quei briganti
??? noi di sicuro !!!
Una storia affascinante e ben poco conosciuta.
Mettiamo le mani in …… pasta
Conosciamo il FARRO;
un cereale molto antico.
Sembra
che il luogo di origine di questo cereale sia stata la Palestina,
da qui si è poi diffuso in Egitto (è stato trovato
nelle tombe egizie) e in Siria (è citato già
nelle opere di Omero). Si ritiene che questo frumento primitivo
si sia diffuso in molte regioni dell'Europa occidentale durante
l'età della pietra. Per secoli il farro è stato
l'alimento base degli antichi abitanti italici : Etruschi,
Latini, Umbri, Sabini e Volsci. Dai Romani era considerato
un bene molto prezioso, fungeva infatti da merce di scambio
e partecipava al rituale del matrimonio.
Da questo cereale coltivato per millenni si sono in seguito
ricavati tutti i tipi di frumento oggi coltivati e che lo
hanno soppiantato in quanto più produttivi.
Adesso tutti attorno al tavolo ad impastare la farina di Farro
per preparare la sfoglia e poi fare le tagliatelle, i fidlen,
i pisarej e altri tipi di pasta con la vecchia macchina “Nonna
Papera”.
Dopo il “polveroso” lavoro di pastaio possiamo
andare a visitare i campi coltivati a farro e frumento per
conoscerlo in prima persona.
Laboratorio del gusto.
Uva, frutta, olio, olive, miele, polline.
Scopriamo i diversi gusti e mettiamoli a confronto: una mela
di varietà antica con una più recente, le varie
varietà di uva o di olive, il confronto degli oli,
il miele e il polline.
I Tacchini di Parma e Piacenza – Il Tacchino del Ducato
Nel secolo scorso, nelle nostre province, si sono estinte
molte razze di animali autoctoni presenti da secoli ed altre
sono tuttora a rischio, fra queste anche il nostro Tacchino
ridottosi negli ultimi anni a poche decine di esemplari. In
questi anni in azienda, oltre al recupero delle frutticole,
abbiamo iniziato l’allevamento di questo Tacchino in
quanto riteniamo che il recupero delle razze animali e delle
varietà vegetali in via di estinzione sia non solo
un dovere, bensì un obbligo per tutti.
La storia del “pitt”.
Il Tacchino di Parma e Piacenza, denominato ora anche Tacchino
del Ducato, venne probabilmente importato dalla Spagna durante
la dominazione Borbonica nel secolo XVI. Ne è testimone
il cuoco Carlo Nascia, entrato nel 1659 al servizio del duca
Ranuccio II Farnese, che nel suo “ricettario”
del 1680 riporta dodici ricette sul tacchino chiamato “pitto”
o “pittino”. Infatti nel nostro dialetto questo
tacchino veniva, dai nostri vecchi contadini chiamato “al
pitt”.
Questa razza di tacchino, diffuso soprattutto nell’areale
posto
attorno al confine fra le province
di Parma e Piacenza, era allevato in quantità fino
attorno agli anni ’70 praticamente in tutte le fattorie.
Anche la mamma Ida e la suocera Franca lo allevavano in branchi
numerosi. Successivamente venne soppiantato da altre razze
di tacchini cosiddette “pesanti” in quanto queste
raggiungono pesi ben superiori a quelli del tacchino di Parma
e Piacenza che a 8/9 mesi di età pesa dai 4,5 ai 6/7
kg. Le tacchine sono poi ottime “mamme” perché covano, senza problemi,
anche uova di altre razze di avicoli
e ne allevano amorevolmente i pulcini.
Nella nostra azienda siamo passati dalle poche unità
degli anni scorsi ad allevarne nel 2010 un branco formato
da oltre 30 esemplari, tanto da riuscire anche a produrne
per la vendita. L’importante ora è continuare
in questo lavoro di recupero per raggiungere un numero di
capi allevati che scongiuri per sempre il rischio dell’estinzione.
Quando si perde una varietà di frutta o un animale
si perdono certamente per sempre delle biodiversità del nostro territorio ma
soprattutto perdiamo una parte della
nostra storia e quindi di noi stessi.
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